Archy Marshall ha 19
anni. Lo guardi in faccia e quasi ti viene da ridere, perchè sembra il fratello
maggiore di Billy Elliott (copyright Che-Rotto), si nasconde dietro lo sguardo da rude
boy di chi ha passato la propria esistenza sulla strada, ma
possiede anche le sembianze del bamboccione cresciuto troppo in fretta, che
ispira tenerezza e attenzioni. Lo vedresti bene al parco a fare lo sbruffoncello
con le ragazze tra una partita di pallone e l'altra, oppure in sala
giochi, a spendere la paghetta settimanale davanti all'ultimo gioco della
Konami. Mai diresti che questo ragazzino dal marcato accento cockney fa musica già da tre anni e oggi, con il nuovo moniker King Krule, riempie le pagine delle
riviste specializzate di mezzo mondo. Così, quando parte Easy Easy, primo brano
di 6 Feet Beneath The Moon, rimani di stucco e pensi di avere di fronte un
veterano del rock con chilometri di esperienza alle spalle. Poche pennate di chitarra, atmosfere plumbee, un punk al
rallenty che sfocia in poche note finali dal sapore jazzy, e una voce impressionante, vero marchio
di fabbrica di questo giovanissimo fenomeno della musica britannica. Non che
canti bene, Archy : si esprime come un portuale, è sgraziato e a tratti diventa quasi
monocorde nella sua ruvida intensità. Eppure possiede una potenza espressiva che lascia allibiti e
un timbro nerissimo e baritonale che fa pensare a un Joe Strummer a
cui sono state trapiantate le corde vocali di Isaac Hayes. Venendo al disco, il repertorio in
scaletta è ricco anche se non particolarmente innovativo : dubstep, elettronica,
schegge hip hop, digressioni ambient, inaspettati echi di soul-jazz. Il
ragazzo però sfoggia uno stile e una personalità notevolissimi, evita
con pertinacia sconcertante il mainstream preferendo alla melodia ostiche
dissonanze, ricama atmosfere claustrofobiche, rifugge gli spartiti convenzionali
della composizione. Se non tutto è centrato, se si vivono momenti ad alto tasso
di indigeribilità, è anche vero che Archy ha dalla sua un'urgenza espressiva
tanto rabbiosa e scorbutica che è impossibile non restarne affascinati. Sarà il
tempo, come sempre, a dirci se abbiamo assistito ai primi passi di un genio o se
6 Feet Beneath The Moon è solo l'estemporaneo esordio full lenght di una new
sensation che scomparirà senza lasciare tracce di sè. Meglio non farsi troppe
domande, allora, e concentrarsi su questo disco sorprendentemente
sincero. Che non è il miglior album del 2013, ma sicuramente quello
più avvincente.
VOTO
7,5
Blackswan, martedì 10/09/2013
7 commenti:
E' giovane ma ha le idee abbastanza chiare sulle dosaggio da seguire per costruire le sue canzoni.Ha una gran voce, e non da ventenne..
devi dire che dopo aver ascoltato il brano che hai postato, mi è talmente piaciuto che l'ho scaricato all'istante ed adesso ascolterò tutto l'album.
Non è un caso però che visto il successo di Jake Bugg si punti su un altro dicianovenne.
Sarà una moda passeggera o gli anni 90 ci hanno regalato una generazione di fenomeni musicali?
mi trovo completamente e incredibilmente d'accordo ;-) e grazie per la citazione...
@ Mr Hyde : la voce è così estrema e baritonale che sembra abbia sessant'anni.
@ Euterpe : non saprei cosa dire. forse ogni generazione ha i suoi fenomeni, basta accorgersene.
@ CheRotto : la citazione è doverosa, la sintonia musicale un colpo di culo.:)
Pazzesco!!!
Il contrasto volto-voce.
Bellissimo...
ricorda molto Joe Strummer....
il nome King Krule? = personaggio del videogame Donkey Kong Country > King K. Rool..... :)
@ Gioia : Ver? Sembra incredibile...
@ Offhegoes : di giochi elettronici non so molto, ma chi ricordi Strummer e' indubbio.
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