Un
nuovo album dopo vent’anni. Non ci sperava più nessuno. Forse neppure lei:
Thornetta Davis, la cantante di Detroit che, con Sunday Morning Music, firmò da fuoriclasse uno degli esordi più
folgoranti di tutti i ’90. Disco, negli anni, diventato di culto e imprescindibile
grazie al passaparola e... ai Sopranos
(in seguito spiegheremo il perché). Honest
Woman è dunque un fulmine a ciel sereno, 13 nuove canzoni (da lei composte
e prodotte), che faranno la gioia di chi ha consumato i solchi di Sunday Morning Music. Con lei una big
band pazzesca con alcuni tra i migliori musicisti della Motor City: Brett
Lucas, Dave McMurray, Luis Resto, Marcus Belgrave, Phil Hale, Chris Codish e
Larry McCray. Gente che ha vinto gli Oscar e ha suonato con tantissimi miti del
Blues e del Jazz. Tutti insieme per sostenere e celebrare il ritorno alla vita
discografica della Davis, la Queen of the
Detroit Blues, come recita la prestigiosa onorificenza che le è stata
assegnata nel 2015.
Tutto
ebbe inizio nel 1994, quando la Sub Pop produsse l’Ep Shout Out a nome Thornetta Davis with The Big Chief Band, una promozione
sul campo per la Davis, fino a quel momento semplice corista dell’ottimo combo Funk/Rock
di Ann Arbor. Nel 1996 il passaggio di consegne, c’è solo Thornetta sulla cover,
con i Big Chief relegati al ruolo di
backing band nonostante risulti determinante il loro contributo, il gruppo
firma tutte le musiche originali del disco. Palese il proposito dell’etichetta
di Seattle di puntare tutto sulle incredibili doti vocali della Davis. L’operazione
non generò tuttavia l’effetto sperato, forse perché troppo Garage/Rock per i
puristi del Blues e troppo Funk/Soul per i garagisti dell’epoca, una
commistione di generi che solo in seguito seppe trovare un suo pubblico con
band come BellRays e Detroit Cobras. Sunday
Morning Music finì quindi nell’oblio sino al 1999 quando Cry, la bellissima opening track, entrò
in una puntata dei The Sopranos. Così
la Davis ha raccontato la fortunata, quanto inaspettata vicenda che, per un
breve periodo, la fece conoscere fuori dai soliti circuiti: "Uno dei produttori
dello show mi chiamò, in quel momento non ero abbonata alla TV via cavo, avevo
comunque sentito parlare di The Sopranos,
pensavo però fosse uno show su dei cantanti d’opera! Poi, quando sono arrivati
i primi assegni, ho urlato: Hey, io amo questo spettacolo!".
E’
fatta così Thornetta, sa come farsi ben volere, Kid Rock all’apice della fama
la volle con lui in tour, ma è a Detroit che lo sanno meglio di tutti: candore,
simpatia e talento infinito offerti in centinaia di live-show sulfurei e super
energetici, indimenticabili per chi ha avuto la fortuna di assistervi, che hanno
fatto della Davis una delle star più acclamate in città. Non che questo l’abbia
mai smossa più di tanto dalla ritrosia per gli studi di registrazione, una vera
anomalia per una artista del suo livello, lei stessa lo ha più volte ammesso: "Credo
di aver vissuto nel terrore per così tanto tempo. Sinceramente pensavo che
avrei avuto bisogno di un produttore discografico, un'etichetta, tutte le cose
che gli artisti pensano siano importanti. Ho dovuto compiere 50 anni, senza
nessun tour in vista, per rendermi conto che andava fatto e subito, alla fine
ho sentito la disperazione sufficiente per stringere i denti e andare in
studio". Il risultato è contenuto in Honest
Woman, 60 minuti di grande spettacolo R’n’B innervato di solido R’n’R: brani
avvincenti e piacevolissimi oppure più introspettivi, intrisi di Gospel e fede
religiosa. Dopo la breve introduzione di When
My Sister Sings The Blues, l’album si colora subito di tonalità Rock/Blues
nella trascinante I Gotta Sang The Blues
(con l’armonica di Kim Wilson dei Fabulous Thunderbirds a fare dei numeri).
L’anfetaminica e istintiva That Don't
Appease Me non perde un colpo e Set
Me Free fa esultare per brio e grazia infinita. Dopo tre pezzi del genere
ci si incazza parecchio pensando a questi vent’anni di assenza discografica, solo
perché non le andava di varcare la soglia di uno studio di registrazione. Quindi
le facciamo un piccolo dispetto e non racconteremo tutti gli altri brani come
meriterebbero (una gara per stabilire, ad ogni nuovo ascolto, quale sia il
migliore). Verrebbe da chiudere dicendo: ben tornata Thornetta! Ma siccome è
una scemata che fa effetto solo al terzo boccale di scura, ci affidiamo al suo
Dio, tirato in ballo più volte in Honest
Woman: che sia lodato e faccia in modo che non passi un’altra vita tra
questo e il prossimo album della formidabile cantante di Detroit.
VOTO:
8
Porter Stout, venerdì 21/10/2016
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