Nonostante i Black Country Communion
siano ormai da qualche anno lettera morta a causa dei dissapori fra Glenn
Hughes e Joe Bonamassa (ma si sta ventilando un ritorno proprio in questi
giorni), l’ex Deep Purple non ha lasciato soli i tanti fans che lo seguono con
affetto fin dai tempi dei Trapeze. Prima, una band nuova di zecca, i California
Breed, e un disco ben fatto ma estemporaneo; oggi, finalmente, un nuovo album
solista, che arriva dopo ben otto anni dal precedente First Underground Nuclear
Kitchen (2008). Resonate, questo il titolo del full lenght di Hughes, è
la cartina di tornasole di uno stato di forma eccellente e di una creatività
ora maggiormente libera di spaziare rispetto ai precedenti progetti, che
vedevano il bassista nella veste più defilata di membro di una band. The Voice
Of Rock torna, dunque, alla grande con una scaletta di brani gagliardi che, pur
con qualche occasionale concessione a derive funky/soul, guardano maggiormente
al passato hard rock di una carriera quarantennale. Inevitabile, quindi,
trovare frequenti riferimenti ai Deep Purple, nei riff di chitarra dell’ottimo
Soren Andersen e nell’hammond spolverato con perizia da Lachey Doley, ma anche
all’esperienza passata con Tommi Iommi (Fused del 2005) e, naturalmente, a
quella con i citati BCC. Impeto e sudore, i consueti ammiccamenti ai
favolosi seventies, e un pugno di canzoni quasi tutte di ottima fattura, con
picchi davvero ragguardevoli negli episodi grintosi di Flow e Let It Shine, o
nella classica ballata When I Fall, sono tutto quello che troverete in un
signor disco, che rinverdisce i fasti di un rock prevedibile ma come sempre
goduriosissimo. Ciò che maggiormente stupisce, tuttavia, è la voce di Hughes
che, arrivato alla veneranda età di sessantacinque anni, dà vita a una
performance incredibile: per potenza, duttilità ed estensione faccio fatica, in
ambito hard rock, a trovare un possibile paragone che regga il confronto. E sta
proprio in questo valore aggiunto la bellezza di un lavoro che, pur non
raccontando nulla di nuovo, contribuisce ad alimentare ulteriormente la
leggenda di un musicista che, da un punto di vista professionale, forse ha
raccolto molto meno di quanto abbia seminato. Tutto come da copione, ma
recitato meravigliosamente.
VOTO: 7,5
3 commenti:
Pensierino della sera:
" guardano maggiormente al passato hard rock di una carriera quarantennale. "
Quarant'anni di carriera !!! Manco i notai restano sullo scaranno per così tanto tempo; forse i giudici oppure i componenti del C.s.m..
Nemmeno i dittatori sono mai riusciti a tagliare tali traguardi.
Invece le vecchie star del rock ci riescono, eccome; e chi l'avrebbe mai detto, da ragazzini, che i componenti dei Deep Purple ci avrebbero perseguitato per più tempo di Augusto Pinochet ? :-)
E' proprio vero, rock n roll will never die.
Un abbraccio.
Wow!!!
@ Granduca: abbiamo la democrazia cristiana ormai da sessant'anni. Hughes è un poppante :)
@ Angelo : Oh Yes !
Posta un commento