La nostalgia è
una brutta bestia da combattere, soprattutto se il presente appare molto meno
attraente dei tempi andati. Avevamo lasciato i Cranberries alle prese con Roses
(2012), l’album del ritorno, dopo uno iato durato un decennio, che tentava di
rinverdire, fiaccamente, gli antichi fasti degli anni’90. Un disco così così,
più inutile che brutto, che aveva comunque prodotto un discreto ritorno di
vendite anche da noi, grazie a una comparsata della band sul palco del Festival
di Sanremo, ma che aveva palesato anche uno stato di forma non proprio
ottimale. Oggi, il gruppo capitanato da Dolores O’Riordan ci riprova imboccando
sic et simpliciter la strada della nostalgia. Operazione passatista fin dal
titolo (Something Else) e dalla copertina del disco (la band accomodata su un
divano), che richiamano smaccatamente la splendida prova d’esordio, Everybody
Else Is Doing it, So Why Can’t We?, datata 1993. In scaletta, e qui la
nostalgia diventa anche sostanziale, alcune delle maggiori hit della band,
riarrangiate in chiave orchestrale-acustica. Se ne sentiva il bisogno?
Francamente, no. Le canzoni inserite in scaletta, infatti, suonavano
meravigliosamente bene nella loro versione originale, mentre in questa nuova
veste non sempre reggono il confronto con il passato. Il giochino funziona solo
in alcuni casi, come ad esempio per Linger e Ode To My Family, a cui il
misurato arrangiamento d’archi dona nuova linfa vitale; ma altri episodi, come
Zombie o Ridiculous Thoughts, la cui forza drammatica si scatenava proprio
nell’elettricità dell’esecuzione, sembrano perdere pathos ed emozione. Se
l’esecuzione dei brani è impeccabile e la dimensione orchestrale tutto sommato
non troppo invadente, la performance di Dolores O’Riordan, però, non è di
quelle indimenticabili: la partecipazione emotiva è quella di un impiegato del
catasto a fine giornata e la voce ha perso molto dello smalto e della duttilità
degli anni d’oro. Oltre ai vecchi cavalli di battaglia, in scaletta compaiono
anche tre inediti (The Glory, Rupture, Why) complessivamente dignitosi e
perfettamente in linea con il mood dell’album, ma che non aggiungono nulla
all’economia dell’insieme e alla storia della band. Something Else
difficilmente riuscirà ad attrarre nuove generazioni di ascoltatori alla
scoperta del mondo Cranberries e l’impressione finale è quella di un disco che
si rivolge esclusivamente ai fans storici, come una sorta di omaggio in onore
dei bei tempi andati. Forse non ce n’era bisogno, ma alla fine dell’ascolto,
nonostante la resa non esaltante, la lacrimuccia è inevitabile. Nostalgia
canaglia.
VOTO: 6
Blackswan, sabato 13/05/2017
2 commenti:
Il risultato non sarà un capolavoro ma i cranberries ci sono ancora, e questo basta e avanza, speiamo in un disco migliore con nuovi inediti :)
Nostalgia canaglia hai detto bene....i cranberries resteranno sempre tra i gruppi ( e due album) tra i piu' amati dal sottoscritto....ma mi basta tua recensione per non comprare questo ed al massimo affidare l'ascolto al triste spotify....
Abrazo de gol!
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