Quando il 15 aprile del 1997 esce Ultra,
nono disco della discografia dei Depeche Mode, la band è stata a un
passo dallo scioglimento. Meglio: dall’implosione. Il tastierista Alan
Wilder se ne va, sbattendo la porta, e il colpo mina non poco i già
fragili equilibri tra i membri della band.
La
situazione che preoccupa di più è quella di Dave Gahan, in preda a una
tossicodipendenza feroce, che gli impedisce di partecipare stabilmente
alle sessioni di registrazione e di suonare dal vivo (Ultra non avrà un
tour promozionale). Non solo: Gahan rischia di finire all’altro mondo
per un’overdose di speedball (un mix di cocaina ed eroina), che lo porta
alla morte clinica per tre minuti, prima di venire miracolosamente
rianimato.
Non
è però l’unica ad avere problemi di dipendenza, perché la mente
pensante del gruppo, Martin Gore, da anni intrattiene un rapporto
strettissimo con la bottiglia per combattere ripetuti attacchi di
panico, tanto da non poter fare a meno di bere prima di salire sul
palco.
Alla luce di questa situazione estremamente delicata, Ultra
rappresenta, pertanto, una vera e proprio ripartenza, una sorta di
disco della rinascita, l’album che segna il passaggio a una seconda
parte di carriera, che lascia alle spalle il peggio e che guarda al
futuro, rielaborando un lungo periodo di sofferenze e incertezze e
rinnovando il suono, che assume sfumature virate decisamente verso il
trip hop. Non un disco ispiratissimo, forse, ma considerati tutti i
problemi che hanno segnato gli ultimi anni della band, decisamente un
buon lavoro, caratterizzato peraltro da alcune ottime canzoni.
Home
fu il terzo singolo tratto dal disco, un brano che, nelle intenzioni
del gruppo, simboleggiava lo sprone per un ritorno alla normalità e che,
strano a dirsi, non ebbe un grande riscontro di vendite in patria
(arrivò solo alla ventitreesima piazza delle charts britanniche),
mentre, invece, raggiunse un inaspettato successo commerciale proprio in
Italia, dove conquistò il primo posto delle classifiche nazionali.
Scritta e cantata da Martin Gore e attraversata da un profondo senso di inquietudine e malinconia, Home
parla di salvezza e riabilitazione, è il ringraziamento di un uomo che
ha vinto la disperazione e ha ritrovato la strada di casa, uscendo
dall’incubo della dipendenza (“E ti ringrazio per avermi portato qui, per avermi mostrato casa, per aver cantato queste lacrime, alla fine ho capito…”).
Una canzone che parla dell’esperienza di Gore con l’alcolismo, certo,
ma che ben si adatta anche alla situazione di Gahan, che proprio in quel
momento sta combattendo una battaglia durissima per disintossicarsi
dalle droghe.
Blackswan, martedì 30/12/2019
5 commenti:
Eh, me lo ricordo quel momento di crisi. Per combinazione avevo da poco iniziato a frequentare un forum di fans dei Depeche Mode quando Dave Gaham andò in overdose, ti lascio immaginare lo sconcerto e la preoccupazione generale. Ti confesso però che per quanto adori questo gruppo, Home è una di quelle canzoni che non mi hanno preso più di tanto anche se ne apprezzo il significato.
@ GUCHI CHAN: Io la amo molto. Ma, a prescindere dal gusto personale, è una canzone che rappresenta molto bene un periodo particolare nella storia della band. Tra l'altro, lo stesso Ultra, è un disco abbastanza divisivo tra i fan. Un augurio di buona fine e buon inizio :)
Per me dopo Violator e Devotion è il loro album migliore,senza nulla togliere ai successivi!
Ultra sarebbe potuto essere meglio di violator ma erano troppo cotti è gia' tanto che lo abbiano finito dave ci ha messo quasi un anno a inciderlo, aveva quasi perso la voce, ci sono canzoni ecezzionali home appunto i'ts no good useless barrel of a gun sister of the nigth .
Arrangiate e cantate meglio dei capolavori.
Adoro i Depeche da quando sono ragazzino e in Home ho ritrovato la mia situazione da giovane quanto da adulto. Adoro Martin Gore, e credo che i suoi testi siano essenziali per il gruppo.
E' un bellissimo trivia quello da te postato, ti ringrazio, non sapevo diverse cose
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