This Desert Life
 (1999), terzo album in studio dei californiani Counting Crows, è un 
disco decisamente interessante anche se forse troppo sottovalutato da 
parte della critica. Probabilmente, perché non intenso come i due lavori
 che lo hanno preceduto (il leggendario August And Everything After del 1993 e Recovering The Satellites del 1996) né perfettamente levigato come il successivo Hard Candy, in cui la band vive il momento d’ispirazione più alto dai giorni dell’esordio.
Eppure, nonostante la stampa l’abbia sempre considerata un’opera minore, This Desert Life conquistò il pubblico, arrivando a vendere (dato del 2002) oltre due milioni di copie. Merito di Hangingaround,
 singolo che scalò le classifiche statunitensi, attestandosi alla prima 
piazza di Billboard Adult Alternative Songs e alla posizione 28 di 
Billboard 100, e di alcune altre canzoni splendide: All My Friends, ballata meditabonda alla Van Morrison, Mrs Potter’s Lullaby, lungo e appassionato omaggio all’attrice Monica Potter (Con Air, Patch Adams) e, soprattutto, Colorblind, una delle canzoni della band più amata dai fan.
Scritto da Adam Duritz e Charlie Gillingham, Colorblind
 (daltonico) è un brano di malinconia indicibile, costruito su uno 
splendido pattern di pianoforte, accarezzato, nella seconda parte, dal 
mesto suono di un violoncello. Una canzone dal testo criptico, che 
sembra esprimere l’incapacità di comunicare e di rapportarsi con il 
mondo circostante, e che contiene un’invocazione d’aiuto per poter 
sconfiggere la solitudine e tornare a vedere tutti i colori 
dell’esistenza (Taffy stuck, tongue tied, Stuttered shook and uptight, Pull me out from inside, I Am Ready, I Am Ready).
Una
 canzone dal tratto così fortemente cinematografico ed evocativo, che 
trovò parecchia fortuna tanto al cinema che in tv. La trovate nella 
colonna sonora (e che colonna sonora!) del pluripremiato Cruel Intentions (da noi conosciuto anche come Prima Regola Non Innamorarsi), dramma sentimentale del 1999 a firma Roger Kumble, in una delle sequenze più toccanti dell’intenso Mommy
 (2014) del regista canadese Xavier Dolan, vincitore a Cannes del Premio
 della Giuria, e forse ve la ricordate anche come colonna sonora del 
funerale del padre di Dawson, in Dawson’s Creek.
Del
 brano sono state realizzate nel tempo diverse reinterpretazioni, la più
 interessante delle quali a firma della cantante britannica Leona Lewis,
 che la inserì nel suo Ep Hurt (2011), interamente composto di cover.
Blackswan, martedì 05/05/2020 
 

 
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