L’etichetta
tedesca Ruf Records è ormai da ventisei anni sinonimo di qualità. Dalle
sue scuderie sono usciti artisti e dichi che hanno fatto la storia più
recente del rock blues. Parlo di personaggi sulla cresta dell’onda come
Samantha Fish, Ana Popovic, Eric Bibb o Sue Foley, solo per citare i
nomi più noti.
Tra
le ultime scoperte in ordine di tempo del patron Thomas Ruf c’è Vanja
Sky, salita alla ribalta due anni fa con il bellissimo disco d’esordio Bad Penny.
Questa ragazza con la chitarra a tracolla e il cuore votato al verbo
rock blues arriva dalla Croazia, nello specifico da Buzet, e ha iniziato
a suonare la chitarra solo sette anni fa, dopo aver assistito a un
concerto in un locale di musica dal vivo vicino alla sua città natale.
Così inizia la storia artistica di Vanja che, dopo quella sera, ordinò
una chitarra economica su internet, iniziò a prendere lezioni, e quindi
abbandonò il suo lavoro di pasticciera per dedicarsi alla musica.
Circa
due anni dopo, Vanja se ne andò di casa per unirsi a una rock band che
era di stanza a Zagabria. Concerti in Serbia, Slovenia, Germania e nella
sua nativa Croazia le hanno permesso di affinare le abilità sia come
cantante che come chitarrista.
Poi,
nel 2017, più veloce di quanto avrebbe potuto immaginare, la Sky è già
in studio per registrare il suo disco d’esordio con alcuni dei più
grandi nomi della scena blues. La sua carriera da professionista inizia,
dunque, ai Bessie Blues Studios di Stantonville, nel Tennessee, la
“casa” del produttore vincitore del Grammy, Jim Gaines. Lì, ha
registrato per primo il frizzante road blues Low Down and Dirty di Luther Allison insieme ai chitarristi Mike Zito e Bernard Allison.
Per Zito, una delle figure più autorevoli del rock blues contemporaneo, è stato amore a primo ascolto: ha prodotto il disco Bad Penny, vi ha suonato la chitarra ritmica, e ha affiancato a Vanja un gruppo di abili sessionisti per registrare altri undici brani.
Quell’esordio
era grezzo e potente, si percepivano tutti i limiti di questa giovane
ragazza ma anche qualità come l’entusiasmo, la passione e una verace
urgenza.
Woman Named Trouble
è stato registrato in Germania insieme a un gruppo di ottimi musicisti
locali ed è stato prodotto da Roger Inniss, che ha anche suonato alcune
parti di basso. Rispetto al precedente, questo sophomore è decisamente
meglio confezionato, curato nei dettagli e arrangiato e suonato
decisamente meglio. Ne guadagnano il quadro d’insieme e l’appeal di una
musicista che ha evidentemente fatto passi da gigante sotto il profilo
della tecnica, ne perdono, invece, l’immediatezza e la veracità, che
erano le frecce più acuminate dell’arco della giovane croata.
Il disco, però, pur nella sua prevedibilità, è molto buono, più virato al rock che al blues, come testimonia l’uno due iniziale (Rock’n’Rolla Train e Hard Times), graffiante campionario di riff stonesiani.
La
Sky ha oggi acquisito una sicurezza che agli esordi mancava e gestisce
alla perfezione il tiro diretto e scorbutico di rock blues grezzi e
rumorosi (Voodoo Mama), ballate acustiche che distillano roots americano e melodia (Call Me If You Need e What’s Going On), tirate adrenaliniche al limite dell’hard rock zeppeliniano (Oh Well)
e la consueta cover dal repertorio di Rory Gallagher, vero padre
putativo per la Sky, qui omaggiato con un gran bella versione
dell’incandescente Shadow Play.
Woman Named Trouble
è forse un disco meno arrembante e più di maniera del suo predecessore,
ma resta comunque un bell’esempio di come sia possibile maneggiare con
intelligenza una materia risaputa. Vanja Sky, poi, è quasi una neofita, a
cui perdoniamo volentieri tutti i difetti della giovane età artistica.
Il talento c’è, però, e questa è la cosa più importante.
VOTO: 7
Blackswan, martedì 09/06/2020
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