Questo
doppio live, registrato dalla radio KFOG FM, la sera del 29 aprile del 1995,
allo Slim’s di San Fransisco, fotografa i Jayhawks in un momento cruciale della
loro carriera. E’, infatti, appena uscito, Tomorrow The Green Grass (1995), album che ripropone la formula
del suo predecessore (Hollywood Town Hall (1992), i cui spigoli più
marcatamente rock vengono, però, smussati in favore di una scrittura ancora più
attenta alle soluzioni melodiche. Entrano in pianta stabile nella line up un
nuovo, l’ennesimo, batterista, Don Heffington, e la tastierista Karen Grotberg;
i Jayhawks, inoltre, si avvalgono in sala di registrazione della presenza di
alcuni ospiti, tra cui Sharleen Spiteri alle voci, Lili Hayden e Tammy Rogers
agli archi, e soprattutto Victoria Williams, apprezzata songwriter della scena
folk contemporanea, nel frattempo, convolata a nozze con Mark Olson. Questi
estemporanei innesti contribuiscono a dare un respiro orchestrale agli
arrangiamenti e a completare il processo di maturazione che, tuttavia, non
porta ai Jayhawks il successo commerciale sperato e l’auspicata consacrazione
mediatica. In Tomorrow The Green Grass le belle canzoni si sprecano: il
rapporto quasi simbiotico di Olson e Louris rende telepatico l’interplay fra
chitarra elettrica e acustica, e le due voci, sincronizzate al secondo,
continuano a tinteggiare melodie in cui il rigido inverno del Minnesota lascia
il posto al tepore di un sole primaverile. Tra i tanti gioielli del disco, Blue
prende letteralmente il volo grazie agli archi arrangiati dal maestro Paul
Buckmaster, Two Hearts cita i REM più morbidi, Bad Times è l’inusuale cover in
chiave harrisoniana di una ruvida ballad dei Grand Funk Railroad, mentre I’d
Run Away sboccia in un ritornello di accattivante leggerezza che lascia a bocca
aperta anche l’ascoltatore più intransigente. Il disco convince nuovamente la
stampa specializzata per la facilità disarmante con cui le composizioni
arrivano al cuore dell’ascoltatore, senza, tuttavia, mai sbracare nel melenso.
Eppure, come si diceva, l’album vende bene, ma non porta quei riscontri di
vendite che la band aveva sperato. Qualcosa, poi, all’interno del gruppo si è
incrinato: Olson vorrebbe dare un taglio più decisamente country rock alla
musica dei Jayhawks, Louris invece preferirebbe continuare a battere una strada
più marcatamente pop. Olson, quindi, se ne andrà a breve, per divergenze
artistiche, ma anche perché vuole stare vicino all’amata moglie, Victoria
Williams, da qualche tempo affetta da sclerosi multipla. Una brutta botta per
la band, che arriva a due passi dallo scioglimento. Questo, dunque, è il
contesto storico nel quale si inserisce The Fields Are Smiling, composto da due
cd per una durata complessiva di circa un’ora e quaranta, in cui i Jayhawks presentano
per intero il nuovo album, le cui canzoni vengono alternate in scaletta a
quelle di Town Hollywood Hall e ad alcune cover, come Lights di Victoria
Williams e You Ain’t Goin’ Nowhere di Dylan (la trovate su The Basement Tapes),
già portata al successo nel 1968 dai Byrds. La qualità della registrazione di
questo bootleg (perché, alla fine, di un bootleg si tratta) è buona ma non
ottima; la band, però, sul palco è pimpante e volitiva, e oltre ai grandi
classici (semplicemente perfetta la splendida Blue) ci regala anche inconsuete
gemme (Six Pack On The Dashboard, con Karen Grotberg al pianoforte e voce, e la
grintosissima Get The Load Out, b side del singolo Bad Time).
VOTO:
7
Blackswan, domenica 08/05/2016
2 commenti:
questa non è solo musica, è l'ideale colonna sonora per giorni bagnati dal sole, la necessità di fuggire verso un punto ignoto, la voglia di lasciarsi indietro i pensieri e le preoccupazioni. però è vero, da qui in poi sono stati altri Jayhawks, più pop, non necessariamente peggiori, anche se la mancanza di Olson ha fatto terminare l'incantesimo.
@ Alessandro: concordo anche nelle virgole. Sto proprio ascoltando Paging Mr. Proust e non mi sta convincendo molto.
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