Se
la sincerità artistica si pagasse a peso d’oro, Grayson Capps oggi
sarebbe milionario. Nato e cresciuto in Alabama, terra che gli ha dato i
natali e dove ha mosso i primi passi di musicista, da anni Capps
rilascia dischi onesti e diretti, di canzoni scritte con il cuore in
mano e senza fronzoli.
Una di queste, A Love Song For Bobby Long,
è entrata nella colonna sonora dell’omonimo film del 2004, interpretato
da John Travolta e Scarlett Johanson, e basato sul romanzo Off Magazine Street,
scritto dal padre di Grayson, Ronald Everett Capps. Un brano, quello
citato, che ha dato la svolta alla carriera del cinquantenne songwriter,
iniziata a capo dalla rock blues band degli Stavin’ Chain e proseguita
con otto album in studio, di cui probabilmente, Scarlett Roses, cioè
l’ultimo, è il migliore.
Una
carriera, dicevamo all’inizio, improntata sulla sincerità, che è
l’elemento portante anche di questo suo nuovo lavoro, il cui suono in
presa diretta, da “buona la prima”, e le cui canzoni, tanto quelle in
cui Capps sfodera grinta ed elettricità, tanto quelle che si sviluppano
su atmosfere più rilassate e sognanti, giungono diritte e dirette al
cuore dell’ascoltatore. Supportato dal sodale di sempre, Corky Hughes
alla chitarra, da Rufus Ducote al basso e da Russ Broussard alla
batteria, Grayson distilla un concentrato di roots, in cui si fondono
blues, folk e rock, declinati con voce ruvida, eppure ricca di
sfumature, che talvolta richiama alla mente quella di Joe Henry.
Un disco vario, in cui si alternano ballatoni rock ricchi di umori sudisti (la title track), mid tempo country attraversati da post sbornia malinconici e romantici (Hold Me Darling), bluesacci elettrici dalla ritmica primordiale, armonica e slide stropicciate dalle distorsioni (Hit Em Up Julie) e gospel scartavetrato da chitarre rockeggianti (Thankful). C’è anche spazio per gli otto minuti abbondanti di Taos,
cruda cavalcata rock blues usque ad finem e punto di fusione fra Black
Sabbath, Jimi Hendrix e Mississippi. Una canzone, questa, che mette un
grande punto esclamativo su un disco senza sbavature e sulla carriera di
uno dei più credibili interpreti del suono americano. Il quale, fa
piacere ricordarlo, ha un ottimo seguito anche in Italia: non è un caso
che produca la lombarda Appaloosa Records.
VOTO: 7,5
Blackswan, mercoledì 10/01/2018
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