Tra
le icone del rock a stelle e strisce in quota rosa, Sheryl Crow è una
delle artiste americane più amate e seguite di sempre. Un capolavoro
alle spalle, Tuesday Night Music Club del 1993, che fu un
successo epocale, e poi una serie di album, mai più a quel livello
creativo, ma che hanno comunque permesso alla Crow di consolidare la
propria fama attraverso vendite dai numeri importantissimi.
E
questo, tutto sommato, può essere considerato il sunto della carriera
della ragazza originaria del Missouri, una che ha fatto della
professionalità e di un linguaggio nazional popolare i suoi punti di
forza, mantenendo un’indiscutibile onestà di fondo e tenendo dritta la
barra nonostante numerosi blocchi creativi e qualche incidente di
percorso (la storia con Lance Armstrong, la malattia e la depressione
che hanno funestato la seconda parte degli anni ’00).
Be Myself,
pubblicato lo scorso anno, era un buon disco, che pur non riuscendo a
superare i consueti cliché di genere e una certa prevedibilità
espositiva, aveva comunque il merito di presentare almeno un pugno
canzoni davvero brillanti e, soprattutto, testimoniava di un’artista in
netta ripresa sotto il profilo dell’ispirazione e della voglia di far
bene.
Live At The Capitol Theatre
è la registrazione dell’ultima data del tour di promozione di
quell’album, tenutasi la notte del 10 novembre dello scorso anno nel
noto auditorium newyorkese. Uscita in versione due cd + dvd (o blu ray),
questa performance fotografa la Crow alle prese con il suo importante,
anche da un punto di vista numerico, repertorio, che viene sviscerato in
ben ventun canzoni per oltre due ore di show.
Ci sono, ovviamente, i nuovi brani tratti da Be Myself (lo swamp rock di Roller Skate su tutte), un pezzo inedito (Atom Bomb, in cui la Crow mostra il suo lato più muscolare), e tutti, o quasi (manca Love Is a Good Thing), i suoi più grandi successi, tra cui Run Baby Run, All I Wanna Do, If It Makes You Happy, Strong Enough, Leaving Las Vegas (questa, a dire il vero, un po' sottotono) e una emozionate The First Cut Is The Deepest,
presa dal repertorio di Cat Stevens e proposta da Sheryl nel 2003, in
una versione che le valse la nomination ai Grammy Awards dell’anno
successivo.
La
registrazione, essendo in presa diretta per il film che accompagna i
due cd, presenta qualche difettuccio tecnico, ma possiede il merito di
condurre l’ascoltatore nel cuore dello show, di cui si percepisce non
solo il contributo del pubblico, ma anche quei piccoli particolari che
rendono il tutto più vero: i dialoghi sul palco, Sheryl che si dimentica
quanti anni sono passati dalla pubblicazione di una canzone, che
scherza con l’audience o che fa il verso al rumore del jack infilato in
una chitarra.
La
voce, nonostante la Crow abbia ormai cinquantasei anni, non ha perso un
briciolo dell’estensione di un tempo (tre ottave da mezzosoprano), e
nonostante ci sia molto mestiere in questa esibizione, dalle ventuno
canzoni proposte trapela anche un’immutata (e direi rinnovata) passione.
Ciò che basta a rendere Live At The Capitol Theatre un acquisto imperdibile per tutti i fan, e non solo.
VOTO: 7
Blackswan, domenica 18/11/2018
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